Il cibo insieme al respiro è una delle funzioni principali della nostra vita.
Sin da quando veniamo al mondo, il cibo oltre a rappresentare un bisogno fondamentale per la sopravvivenza, diventa subito un mezzo di crescita emotiva e relazionale.
Proviamo a pensare al bambino e alla madre e a quante informazioni vengono trasmesse nel momento della “poppata”. Tutti i sensi vengono coinvolti per far sì che tra i due si formi una buona sintonia: un incontro “speciale” che va oltre il nutrimento “fisico”, nel quale sia la mamma che il bebè partecipano attivamente al soddisfacimento di un bisogno di vita.
Quindi nutrirsi in modo “buono” ha per noi un significato esistenziale fondamentale che ha a che fare con il nutrimento d’amore, senza il quale potremmo vivere.
Il cibo per tutta la vita diventa una costellazione di significati diversi e ciascuno di essi crea dei legami simbolici e concreti importanti, costituisce un filo rosso che disegna la nostra mappa legata allo sviluppo fisico, emotivo e relazionale.
Questo mi piace, questo non mi piace
Non a caso il detto: “Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei”, racchiude in sé una verità semplice, ma profonda.
Proviamo a pensare ai nostri cibi preferiti e lasciamo che nella nostra mente si facciano spazio i ricordi legati a quel piatto preferito o al contrario a qualcosa che ci disgusta.Immancabilmente la nostra memoria assocerà quella pietanza ad un momento specifico: la gioia di quando da bambini andavamo a trovare la nonna e sentivamo il profumo delle lasagneoppure – al contrario – il disgusto legato all’odore del cibo che spesso troviamo negli ospedalipuò ricordarci una malattia.
Se ci lasciassimo andare inizieremmo a “ripensare” la nostra vita “ridisegnandola” attraverso il nostro modo di nutrirci.
Nutrimento come gesto di cura di sè
L’azione del nutrirsi diventa per gli adulti un gesto così automatico che spesso ci dimentichiamo di come ci rapportiamo al cibo, di quali sono i sentimenti, i pensieri e l’atteggiamento che assumiamo tutte le volte che ci nutriamo.
Come disse Virginia Woolf: “Uno non può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non ha mangiato bene”.
Mangiare va al di là della mera funzione di saziarci, ma apre un universo di sensi ogniqualvolta ci accostiamo al cibo.
Gusto, tatto, vista, olfatto e udito – quando ci sediamo di fronte ad una pietanza – vengono coinvolti e aprono mondi.
Per questo mi piace pensare al cibo come ad un atto di amore e di cura che ognuno di noi si assume giorno per giorno verso di sé.
Forse questo atteggiamento d’amore che spesso diamo così per scontato può farci riflettere che ogni giorno – nonostante la frenesia della vita moderna – riusciamo a ritagliarci un momento tutto speciale in cui ci dedichiamo a noi, o almeno ci proviamo.
di Valentina Fanelli
Pubblicato su www.paginafood.it il 10.06.2013